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IO, CHIARA E LO SCURO Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 1 dicembre 1983
 
di Maurizio Ponzi, con Francesco Nuti e Giuliana de Sio (Italia, 1983)
 
I due astucci sono identici. In uno, la stecca da biliardo di lui, che la sera va ad allenarsi sui tavoli verdi del club rionale. Nell'altro il sassofono... di lei, che suona in un locale notturno e frequenta le audizioni del Conservatorio. Poiché lui è carino e simpatico, poiché lei è scorbutica ma altrettanto carina, il seguito non è difficile da indovinare: scambiati gli astucci, finiranno per scambiarsi i destini reciproci.

La trama di Io, Chiara e lo Scuro, uno dei pochissimi film prodotti in Italia ad aver recuperato i propri costi (la notizia è di questi giorni), è più che esile. Così l'altra trama, quella delle trovate comiche: che sono spesso delle situazioni risapute. E così ancora quella delle situazioni spettacolari per non dir drammatiche: le sfide al biliardo che il nostro protagonista intraprende con lo Scuro per guadagnarsi un posto al sole e strappargli lo scettro di campione, sono filmate molto bene, ma certo non sono inedite nella nostra memoria cinematografica.

Eppure, Io, Chiara e lo Scuro funziona. Eccome: a tal punto da apparire come uno dei momenti più genuini e componibilità di sviluppi ulteriori, del nuovo cinema comico italiano. Quello, brillante ma anche spesso discutibile, dei Troisi, Moretti, Nichetti, Verdone. Funziona il film, proprio perché non esclusivamente comico, nel senso volgare dell'attributo come sovente assunto nel recente cinema italiano. Dipinti con simpatia, quasi con affetto, ma anche con un'attenzione insolita per questo cinema solitamente di solo intrattenimento, i personaggi riescono a vivere, a conquistarsi un loro spazio significativo in un ambiente ben preciso. Non sono più soltanto delle macchiette ma individui del nostro tempo che in una dimensione attuale (quella dei sobborghi urbani) cercano di risolvere la propria situazione, a cominciare dalla propria solitudine e dalla voglia di comunicare. Grazie a questo film della coppia Ponzi-Nuti (che nel frattempo è uscita con un'altra opera, Son contento), a quelli di Troisi e ad una parte di quelli di Moretti, s'incomincia ad intravedere quella che potrebbe essere una traccia (crisi produttiva italiana permettendo) di questo cinema della generazione del dopo Gassman o del dopo Sordi. Un cinema brillante ma attento, più che all'originalità ed alla meccanica delle trovate di messa in scena, a quello che si svolge all'interno dei personaggi. Un cinema dell'intimità, dell'auto-confessione, forse dell'analisi psicologica.

Io, Chiara e lo Scuro giunge in vista di questi traguardi invidiabili non a caso. Francesco Nuti ha in dono una comicità freschissima e aperta, lontana da ogni calcolo intellettuale, che lo rende malleabile alle intenzioni del regista senza togliergli nulla in naturalezza. La direzione d'attori e più che precisa: così Giuliana de Sio è perfetta nel tratteggio di un personaggio pieno di vita ma anche di problemi reali. I due protagonisti, così come le figure secondarie, tutte dipinte con sufficiente approfondimento, nascono dalla mano di un regista che soltanto ora, con una via diversa da quella originale, sembra riuscire ad affermarsi.

Maurizio Ponzi conosce infatti il proprio mestiere, nato da un esame attento del cinema americano (e l'accenno nei dialoghi a Paul Newman sottolinea ai meno attenti da quale memoria nascono le sequenze del biliardo) e da un passato in cinema d'impegno anche se non sempre di successo commerciale (il suo primo lungometraggio, I visionari, tratto da Musil, si vide al Festival di Locarno nel 1968).


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